UN PENSIERO PER TIZIANA

24/02/2021

Quando domenica mattina tua sorella mi ha comunicato che “eri andata avanti” ho avuto un sussulto nel cuore ed in tutte le membra del corpo. Sgomento e pianto sono state le reazioni che la notizia ha provocato in me.

Ma, nello stesso tempo, conoscendoti bene per tutti gli anni che abbiamo condiviso nella nostra grande famiglia, ho teso l’orecchio dell’anima e ti ho sentita intonare questo canto:

Ho lottato tanto in questo giorno

            ho sofferto tanto in questo giorno

            ne ho vedute tante,

            ne ho vedute tante in questo giorno.

            Ma ora voglio addormentarmi

            fra le tue braccia, o Signore,

            sicura che domani, che domani

            sarà un giorno migliore.

E allora mi sono sentito stimolato a ricordarti nei molteplici aspetti della quotidianità che, reciprocamente, ci hanno permesso di conoscerci e capirci.

Devo quindi  far memoria di alcuni fatti, che oggi assumono un significato ulteriormente importante dentro di me. Per alcuni di questi devo chiederti scusa e, per altri, ringraziarti.

> Tanti anni fa, tua mamma Gina, aveva espresso il desiderio affinché tu partecipassi alla messa di prima Comunione. Io non ho potuto dirle la verità, anche perché fino a quel giorno non sapevo che tu non avevi fatto la prima Comunione, ma sapevo che avevi comunque ricevuto il Sacramento durante i nostri soggiorni estivi a Cesena. E Gesù, allora, non si è di certo lamentato di quelli incontri ravvicinati. Ora, poi, vi trovate faccia a faccia e credo ti dirà: “…. ora mi ricordo”!

> Sono stato con te molto insistente, quasi stressante, chiedendoti di dirmi “ciao”, la parola che ancora ti riusciva di pronunciare. E ti rinfacciavo il numero di tutti i giorni trascorsi dall’ultima volta che mi avevi salutato con questa espressione (con gli occhi, invece, mi salutavi sempre, ogni volta che ci incontravamo). Ma io, l’hai capito anche tu, sono esigente e non voglio lasciar perdere nessuna occasione, soprattutto se ci far star bene.

> Devo anche dirti che mi risuona non solo nelle orecchie, ma nel cuore, l’ultimo “ciao”, anzi i due “ciao” che hai pronunciato, sabato 16 gennaio, alla sera, all’interno del pronto soccorso di Conegliano. Il primo “ciao” era tutto per me, sussurrato sottovoce,  mentre il secondo era per tutti noi. L’hai urlato a piena voce al telefono, per salutare gli amici di “Una casa tra le case”, con i quali eravamo collegati. E’ stato un “CIAO” dirompente, tanto che infermieri e medici presenti nel reparto si sono tutti girati verso di te, increduli, sorpresi e sorridenti.

Dicevo che era il CIAO per tutti noi, cioè per tutte le persone che hai conosciuto in questi anni, ma che fa bene al cuore anche a chi non ti ha incontrata e non ha goduto di questo semplice ma significativo saluto.

> Devo anche chiederti scusa per tutte quelle volte che ti vedevo triste e sofferente e non ho trovato del tempo da condividere con te. Mi sento veramente in colpa, perché un tuo sorriso ha sempre avuto  l’effetto di rendere bella la mia giornata ed anche quella successiva. Quante occasioni si perdono nella vita!

Avrei tanti altri motivi per chiederti scusa, ma preferisco invece esprimerti la mia sincera gratitudine, per moltissimi altri motivi.

> Grazie perché mi hai insegnato a dare valore alla vita, in tutte le sue espressioni e vicissitudini, in ogni età. Dirai che a volte è complicato definirla “dono”:  ma altro non è per ciascuno di noi e ognuno deve viverla pienamente, fin tanto che commina su questa terra.

Durante il tragitto ci possono essere degli inciampi, che complicano il procedere spedito, ma rallentando il nostro passo offriamo l’opportunità di far riflettere ciascuno sulla caducità di questo prezioso bene. Le tue difficoltà mi hanno stimolato a ringraziare il Padre  per tutto quanto il bene che ho ricevuto e, nello stesso tempo, mi hanno spinto a fare rifornimento di  benzina nel mio essere, per tentare di camminare sempre più vicino e assieme a quei compagni di viaggio che hanno l’andatura meno spedita. Ho capito che tutti possiamo essere persone con disabilità, ma che le abilità possedute da ciascuno colmano e sopravanzano quel poco che magari ci manca.

> Grazie per il calore e l’amicizia che hai regalato stringendo le mani di Angelo e di Lisa, quando vi trovavate con le carrozzine …. a portata di mano: strette a lungo, accompagnate dal sorriso, quasi con il desiderio di non staccarle più.

> Grazie per l’esempio che abbiamo ricevuto dai tuoi familiari. Quanti sguardi comprensivi e benevoli di tua mamma Gina e quanta compagnia dai tuoi familiari tutti, ogni volta che venivano a farti visita. Anche se non vivevate assieme, sentiranno le loro case e le loro famiglie più vuote: manchi tu.

> Grazie per l’attenzione e la pazienza professionale riscontrata negli operatori che ti hanno seguita in questi anni: aiutarti a mangiare, farti fare del movimento, fare qualche gioco assieme, accudirti nell’igiene personale, sono state occasioni di profonda umanità e vicinanza che molti hanno sperimentato e vissuto con te.

> Grazie, (dico infine, perché l’elenco sarebbe davvero più lungo) per la tua presenza in “Una casa tra le case” e nel “Centro Diurno Soligo”. Accompagnare la tua quotidianità, cercar di capire i tuoi bisogni e le tue attese, condividere momenti di gioia e di sofferenza che giornalmente si alternavano, è stata per tutti sperimentazione di vera umanità, di speranza, di attesa e di vita bella.

Non puoi nemmeno immaginare quanti amici e quante volte mi hanno chiesto: “Come sta Titti, quando possiamo andarla a trovare, quando viene a casa ….?” Tutti con la speranza di continuare a condividere giornate, mesi ed anni. Così non è stato, ma non si è interrotto il nostro rapporto.

Noi continueremo ad esserti grati per quanto da Lassù, a cui spesso rivolgeremo il nostro sguardo ed i nostri pensieri, saprai indicarci e soprattutto donarci protezione.

Ciao, Titti!

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